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I Templi giainisti a Kajuraho e il Panna National Park

Visita al Panna National Park

All’alba della mattina parto per il Panna National Park assieme alle ragazze tedesche conosciute in viaggio. L’aria è tersa e fresca, ideale per un tour in jeep nel verde della giungla del  Madhya Pradesh. Mi aspetto di scovare tra l’erba alta una tigre innervosita dalla nostra presenza; invece la guida non ci mostra che impronte di “grandi felini”, come li chiama lui.

Un po’ delusa mi rincuoro accarezzando il manto dell’elefante locale che porta in groppa turisti più abbienti di noi ragazze. Tra gli alberi spogli del Parco riusciamo a vedere: scure antilopi indiane in riposo, una grande famiglia di facoceri, scimmie, un maestoso cervo con ramificate corna e cerbiatte al seguito, il profilo di un coccodrillo lungo il lontano fiume e uno squillante martin pescatore.

Il centro storico di Kajuraho verso i templi

Nel pomeriggio mi dirigo a visitare l’altro gruppo di Templi nell’area Est del paese, attraversando il centro storico della città. Dalle basse case colorate si affacciano donne e  bambini sorridenti, alcune portano in testa grandi cisterne di latta colme d’acqua, altre sono alle prese nell’offrirne ai bambini assetati dalle vecchie pompe metalliche situate ai bordi delle polverose strade.

Tra pascoli di capre e maiali, appaiono i Templi giainisti, di dimensioni minori e non in condizioni ottimali come quelli nell’area occidentale. Rimando al mio articolo sui Templi giainisti di Jaiselmer per informazioni sulla religione. Appaiono le rovine del Tempio di Ghantai, di cui sono rimaste la base e alcune colonne.  

La solitudine dei Templi Giainisti

Costruiti nelle vicinanze, visito il tempio di Parshvanath della fine del X secolo, il quale riprende l’architettura dei maggiori templi vicini, con una base quadrata di misure perfette. Salgo e passo il mandapa per entrare nell’area sacra, dove è situata la statua del Tirthamkara. Splendide sculture di apsara decorano la parete, tematiche che ritrovo all’esterno su tre ordini: le celesti fanciulle risaltano agli angoli del tempio mentre si specchiano, si tolgono una spina dalla pianta del piede, danzano o suonano tra coppie di amanti volanti e divinità induiste.  Tra queste esaltano le coppie di amanti con le loro reincarnazioni:  Vishnu e Lakshmi, Rama e Sita, Balarama e Revati.

Il minore tempio di Adinatha, della fine del XI secolo, si presenta compatto nella sua struttura quadrata e nel suo verticale sikhara. All’nterno appare una statua nera di basalto dedicata all’omonimo Tirthamkara; mentre all’esterno riprendono le stesse figure del vicino Parshvanath su tre ordini, con tre nicchie che emergono una sull’altra rappresentanti divini Yakshini.

Nell’area di Kajuraho sono rimasti ben 34 templi giainisti disseminati sul territorio; cammino in mezzo ai pascoli per raggiungere altri monumenti minori in completa solitudine. Ormai stanca mi siedo sugli antichi gradini di un tempio abbandonato, ammirando l’armonico profilo bruno dei sikhara nelle rosee tinte della sera.

Non visito il più recente Shantinatha Temple, costruito nel XIX secolo utilizzando parti di templi più antichi e contente 18 santuari con numerose statue di Tirthamkara.

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