INTO THE WILD

Le bizzarre rocce di Belogradchik

Formazione rocciosa a Belogradchik

Il viaggio della pazienza verso Belogradchik

Il viaggio piú assurdo, travagliato e mistico in Bulgaria e stato con colui che sarebbe diventato mio marito alcuni anni dopo. Nel mese di settembre, decido di visitare uno dei luoghi piu remoti , significativi di tutti i Balcani: Belogradchik, parte del patrimomio UNESCO.  Si  tratta di un sito naturalistico famoso per il suo fantasioso complesso roccioso di pietra arenaria e  sedimentaria clastica ove antiche leggende si intrecciano alle strane sculture scolpite da Madre Terra.

Partiamo in autostop in tarda mattinata e raggiungiamo Sofia, la capitale, solo in tarda serata: avere un uomo al poprio fianco non aiuta la fermata delle macchine. Ne approffittiamo per vedere amici e scroccare il divano letto per passare la nottata. Decido, visto l´insuccesso del giorno prima, di prendere il treno che dovrebbe portarci direttamente nella vicina Oreshets  a circa 16 km  dalla cittadina di Belogradchik.  Il mio compagno sembra però non aver fretta di lasciare i suoi amici e perdiamo per un soffio il treno. Il prossimo parte solo alle 5.00 del pomeriggio e alquanto scocciata compro i biglietti dell’autobus per Montana, la fermata più vicina alla nostra destinazione.

Ce la possiamo fare!

Sorridi..sorridi!!

Arriviamo a mezzogiorno nella principale cittadina della regione nord-occidentale del paese. Ci spingiamo verso la provinciale a meno di 70 chilometri da Belogradchik. Inizio speranzosa ad alzare il pollice sfoderando il mio migliore sorriso; non riesco però a nascondere la chitarra in spalla, lo zaino voluminoso da dove sbuca la mal confezionata tenda e, non per ultimo, il mio ragazzo. Le poche macchine che passano, perlopiù trattori e camionette, tirano avanti guardandoci storto. Il mio sguardo stanco a affranto riesce a impietosire un giovane del posto che si ferma chiedendoci: “Ma dove andate?”  “A Belogradchik!” risponde Mitko. “Non vado fino a li, ma se volete vi prendo per qualche chilometro”gli risponde. Dal mio posto non capisco la conversazione, ma al cenno di salire arrivato dopo più di due ore di tentativi falliti prendo i bagagli e mi infilo nell´abitacolo convinta di aver trovato il salvatore.

Percorsi circa una decina di chilometri, il giovane si accosta al ciglio della strana e ci fa cenno di uscire. “Ma come, di già?” chiedo sorpresa. “Scendi Erica” mi invita Mitko scaricando i bagagli.  Obbedisco e saluto affranta il ragazzo che si allontana con la sua vecchia Lada; mi guardo attorno e commento: “Ma dove diavolo siamo?” Intorno a me solo campi, campi a perdita d´occhio, stradine polverose e nemmeno l´ombra di una macchina. Passa un´altra ora senza il passaggio di un´anima viva.

Da uno dei campi esce un carro sghembo trainato da un vecchio asino scheletrico, alla sua guida ci saluta beffardo un grasso zingaro che fa ironia sul nostro autostop. Mi siedo in terra, furente per la pigrizia del mio compagno che mi ha fatto perdere il treno mattutino e di fronte al raglio asmatico del povero somaro vorrei piangere ma non lo faccio;  inizio invece a ridere, una risatina ironica dapprima trattenuta che si trasforma in un ridere scrosciante che vuole imitare il verso dell asino e spaventa lo zingaro senza denti.

Così, come per magia, appare dal nulla una macchina gialla, anzi guardando meglio, un taxi! “Fermalo, fermalo!” grido a Mitko. Il taxi si ferma e cotrattattiamo sul da farsi. Il  simpatico autista ci guarda sorridenti e ci propone di portaci alla stazione del treno più vicina. Acconsentiamo e dopo mezzora di attesa prendiamo il treno diretto a Oreshets, quello partito da Sofia alle 17.00, lo stesso che avrei dovuto aspettare per 6 ore senza spendere un capitale tra autobus e taxi. Si sa, il viaggio non è  sempre come ce lo si aspetta, soprattutto sei hai un vero hippy come compagno!

 

Il Forte di Belogradchik

Forte di Belogradchik

Per raggiungere la cittadina di Belogradchik c´è solo un taxi a disposizione , siamo così costretti ad aspettare il nostro turno per arrivare sul posto già all’imbrunire della sera. Piantiamo la tenda al buio in quel che sembra un parco ai margini del borgo; Mitko sembra esperto e riesce a creare un perfetto rifugio per la notte.

Al mattino l´uscita dalla tenda mi regala una vista inaspettata: in fondo al verde prato si innalzano maestose rocce arenarie sbalzate come torri di un castello delle fate; al fianco del nostro giaciglio due  verticali massi rosacei con delle simpatiche  “teste” mi ricordano Don Chisciotte e Sancio Panza, in realtà scopro in seguito che vengono chiamate Adamo ed Eva. Colma di energia e curiosità prendo Mitko sotto braccio e ci dirigiamo verso il Forte di Belogradchik, dove si trovano le formazioni rocciose più bizzarre.

Adamo ed Eva ovvero Don Chisciotte e Sancio Panza
Buongiorno mondo!

Formatesi più di 230 milioni di anni fa, le meraviglie del sito si estendono per più di 50 kmq e includono altri paesini come Borovitsa e grotte come quelle di Magura. Non avendo la macchina ci accontentiamo di esplorare il Forte le cui mura risalgono ai tempi dell´Impero romano.  Esistono tre livelli di mura collegate con porte e archi; esse raggiungono 12 metri di altezza e due di spessore. Con l´invasione degli Ottomani del XIV secolo, lo zar Vidin Ivan Stratsimir rafforza le difese, tuttavia nel 1396 la Fortezza cade nelle mani degli invasori. La graziosa cappella affrescata nel secondo livello è tutt´oggi intatta, così come la piccola moschea situata nel paese.

La Rocca resta un punto di difesa strategico fino alla guerra serbo-bulgara nel 1885. Le mura del Forte sembrano in realtà proteggere le meravigliose alte sculture che si stagliano nel cielo blu. Frutto di millenni di erosioni e smottamenti,  l´incredibile varietà di bizzarre forme quasi antropomorfe caratterizza queste rosacee formazioni rocciose e si capisce chiaramente il motivo delle varie leggende qui nate.  

Mura e roccie

Rocce e leggende di Belogradchik

Saliamo sulle varie stratificazioni rocciose e ammiriamo da vicino cercando di capire quali siano i massi chiamati : l´Orso, la Madonna, il Pastore, l´Allieva, il Monaco, il Cavaliere, il Derviscio, il Leone, il Cammello… Non riusciamo a distinguerle anche se davvero mi sembra di vedere ora un occhio, li un naso e all´orizzonte altri castelli di pietra arenaria nel verde della vegetazione.

Vale la pena raccontare due leggende. La prima parla di una allieva di un derviscio innamorata di un semplice fabbro. Si incontravano segretamente in una vicina sorgente, ma il derviscio era anch´egli innamorato dell´allieva per la sua bellezza e la voleva possedere a ogni costo. Un giorno la inseguì alla sorgente e  mentre la fanciulla stava prendendo l´acqua cercò di colpirla mortalmente. La fanciulla schivò il colpo e iniziò a scappare sulle roccie della montagna, inseguita dall´aguzzino senza pietà. A un tratto dalle rocce sbucò un enorme orso.  La fanciulla, stremata dallo spavento, cadde sulle sue ginocchia: preferiva essere sbranata dall´orso piuttosto che finire nelle mani del derviscio. Improvvisamente il giorno si fece notte, un fulmine tuono e si udìil ruggito dell´orso, lo strillo della fanciulla e l´urlo del suo aguzzino; riapparve la luce: tutti e tre erano stati trasformati in roccia.

La leggenda della Madonna narra di una radiosa suora, della cui bellezza  erano gelose le sue compagne, soprattutto la Madre Superiora che la trattava male. Durante una festa di paese, un giovane aristocratico arrivò sul suo cavallo bianco e la giovane suora se ne innamorò all´istante. Si videro di nascosto per diverso tempo, finché la Madre Superiora udì il pianto del figlio illegittimo.

La suora fu processata davanti alle autorità del monastero e ai monaci che la condannarono all´esilio. La suora supplicò che le fosse piuttosto tolta la vita, perché non avrebbe mai trovato cibo e rifugio fuori dal convento, neppure per suo figlio. Nessuno ebbe pietà di lei. Non appenda la suora ebbe varcato l´uscio, le divinità realizzarono il loro volere: il giorno diventò notte, il monastero si aprì e la madre superiora con tutte le suore vennero ingoiate dalla terra, mentre i monaci, la suora col bimbo in braccio furono trasformati in pietra, così come il cavaliere sul suo amato cavallo bianco.

Le sculture del sito
Saranno orso allieva e derviscio?
La Madonna
I cattivi?

Serata sulle rocce

Sembra che ai bulgari piacciono le storie d´amore finite in tragedia! Camminiamo attorno al villaggio, tra sentieri animati da greggi di capre e circondati da cespugli di more e boschi ; raggiungiamo un altro sito dove ci arrampichiamo sulle pareti rocciose striate con splendide sfumeture che vanno dall´ocra all´amaranto. Ci rilassiamo sulle incredibili aperture che troviamo in totale solitudine. Una calma, curativa energia permea tutta l´area, lascio che la brezza mi culli fino al tramonto, quando la chiara luce giallognola rende i colori della pietra ancora più vividi e lucenti.

Trascorriamo un´altra notte ai piedi di Adamo ed Eva, all´alba ci viene a prendere il tassista per accompagnarci alla stazione: il treno di ritorno ci aspetta. Questa volta siamo in orario e il viaggio in autostop da Sofia a Sliven è un successo: impieghiamo solo quattro ore rispetto alle otto dell´andata! Sarà merito dell´energia di Belogradchik, dove vorrei di sicuro tornare!\

 

Infinito a Belogradchik
il nostro giaciglio

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3 pensieri riguardo “Le bizzarre rocce di Belogradchik

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