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Complesso Poi Kalyan. Madras, Moschea e Minareto Kalyan, Bukhara.

Complesso Poi Kalyan. Madras, Moschea e Minareto Kalyan, Bukhara.

Panorama sul Minareto e Moschea Kalyan
Panorama sul Minareto e Moschea Kalyan

Se volete visitare Bukhara, la prima immagine che vi viene proposta da riviste o agenzie è quella del complesso di Poi Kalyan (“il frontone del Grande”); che comprende la Madras Mir Arab, la Moschea e il minareto Kalyan. La particolarità della piazza è che il minareto non fa parte delle mura della Moschea, ma resta a se stante. In questo modo si crea una nuova prospettiva, che regala al luogo un fascino esotico romantico. Potrei quasi affermare che il complesso Kalyan è la versione islamica della nostra Torre di Pisa, con Battistero e Cattedrale annessa.

Madras di Mir Arab

Madras Mir Arab
Madras Mir Arab

Costruita durante la ripresa della città per mano degli Sciabanidi, nel XVI secolo, la Madras deve la costruzione allo Shah yemenita Sheikh Abdallakh Yamani, conosciuto come Mir Arab; il quale fu mentore spirituale del Khan Ubaydulla al potere in Bukhara, deceduto nel 1539.

La Madras si trova di fronte alla Moschea Kalyan e, per il suo valore sacro, non è visitabile. L’edificio fu utilizzato come Università religiosa dalla sua costruzione fino all’arrivo dei bolscevichi, nel 1920. Per ammansire lo stato d’animo dei mussulmani, Stalin consentì la sua riapertura nel 1944 e ancora oggi si tengono seminari sull’Islam. per tutto il periodo sovietico, commissari politici hanno visionato le lezioni religiose; oggi non è più ovviamente presente alcun commissario politico.

Lo schema architettonico della Madras è tradizionale: il cortile rettangolare è circondato da due ordini di celle  che terminano agli angoli della facciata con due torrette cilindriche. Due sale con cupola fiancheggiano il maestoso portale ogivato, nel quale sono presenti sei aperture altrettanto ogivate su due ordini. Sotto la cupola settentrionale giacciono le tombe di Mir Arab e del Khan Ubaydulla. L’esterno è decorato con mosaici turchesi e colorate figure geometriche e fitomorfe. 

 La Moschea Kalyan

Moschea di Kalyan, cortile interno verso la piazza
Moschea di Kalyan, cortile interno verso la piazza

Dalla parte opposta, è invece visitabile la Moschea Kalyan, una delle più antiche dell’Asia centrale; come testimoniano gli scavi archeologici, che hanno trovato più basi nel sottosuolo risalenti al IX secolo. Le iscrizioni all’entrata indicano che la costruzione della Moschea attuale è iniziata nel XV secolo e terminata nel 1514. Con l’arrivo dei bolscevichi, la Moschea è stata chiusa negli anni ’20 e destinata a essere utilizzata come deposito merci. Riaperta dopo il crollo dell’URSS, è stata restaurata; secondo la guida di Tiziano Terzani, il problema che resta nei lavori di restauro è trovare le tessere turchesi per la cupola, dal momento che per creare questo particolare colore gli artigiani usavano sangue umano nell’impasto, cosa che oggi non avviene più!

L’edificio occupa lo spazio di un ettaro circa e il suo cortile interno può ospitare 10.000 fedeli. Il portale orientale, che risalta sulle mura dorate di un piano, è decorato con magnifici mosaici geometrici e iscrizioni del Corano. Saliti alcuni gradini, già dall’apertura esterna si può ammirare il cortile interno; con il suo unico ordine di archi ogivati e l’unico frondoso albero di gelso che regala l’ombra ai visitatori. Le due cupole blu sono poste una di fronte all’altra, dalla parte opposta del cortile. Gli archi interni presentano squisite decorazioni, di 14 differenti bande, che utilizzano tessere smaltate di colore prevalentemente turchino.

Ho visitato la Moschea di prima mattina, quando già il sole picchiava sulla strada terrosa. L’area interna era deserta e ne ho approfittato per riposarmi sotto le fronde del gelso, adocchiata dal vecchio custode. L’immobilità dell’aria si trasmetteva alla terra e saliva lungo le mura antiche, smossa solo dai giochi geometrici delle maioliche turchesi. Attimi di grande pace.

 

Il Minareto Kalyan

Minareto Kalyan sulla piazza
Minareto Kalyan sulla piazza

Simbolo dell’Islam nella città, il Minareto Kalyan sovrasta la piazza con i suoi 46,5 metri di altezza (più una decina di metri di fondamenta nel sottosuolo) e 9 metri di diametro alla base. La torre, che diminuisce di diametro verso l’alto, presenta 12 diverse fasce decorative orizzontali e termina con sedici arcate aperte dalle quali entra la luce. I mattoni sono stati saldati con una colla composta da chiaro di uovo e latte di cammella, che ha retto fino ai nostri giorni.

Su tre delle sue antiche fasce, è scritta la data di costruzione, 1127, e il nome di chi ne ha ordinato il progetto, il governatore di Bukhara, Arslankhan, e l’architetto Usto Bako, di cui la tomba, in accordo con la leggenda, è situata in una dei vicini blocchi. Le forti fondamenta hanno preservato la torre dorata, sopravvissuta anche alla furia di Gengis Khan. Si dice che una volta alla sua base, per ammirarla gli sia caduto il cappello. Rimasto così impressionato dall’opera, Gengis Khan ordina ai suoi militari da risparmiarla; sorte non condivisa dalla Moschea laterale.

La Torre fungeva da punto di guardia e controllo per le carovane che giungevano lungo la Via della Seta. Di notte sulla cima veniva acceso un fuoco per aiutare i viaggiatori che arrivavano dal Deserto delle Sabbie Rosse, il Kyzylkum. Il minareto è collegato al tetto della Moschea Kalyan attraverso uno stretto ponte coperto, dal quale si può giungere alla cima attraverso 105 gradini. Io ho cercato di visitare l’interno, ma l’accesso mi è stato negato.

Esistono molte leggende legate al Minareto, ma anche un lato oscuro: nella storia di Bukhara molti Khan hanno ordinato l’esecuzione di nemici e criminali attraverso il lancio nel vuoto dalla sua cima. Uno di essi era così crudele da ordinare l’esecuzione della sua stessa moglie gettandola giù dal minareto. Tuttavia, la saggia moglie chiese di poter esprimere l’ultimo desiderio e si presentò sul patibolo ricoperta di tutti i suoi vestiti. Assolutamente calma si buttò nel vuoto e, grazie alle sue vesti che  le fecero da paracadute, giunse al suolo viva e intatta tra il clamore del popolo.

Indirizzo

Fonti

A.V.,  Bukhara, the city and the legends, Davr Nashriyoti, Tashkent, 2014 

Tiziano Terzani, Buona notte, Signor Lenin, TEA, 1992, pp. 288-290

Per ulteriori informazioni su cosa visitare a Bukhara, leggi qui.

Foto di Eva Zalesakova

  

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