Samarcanda, galleria. Foto di monumenti, ambiente e società. Uzbekistan
Samarcanda, galleria. Foto di monumenti, ambiente e società. Uzbekistan
Foto di Eva Zalekova, scattate in giugno 2015.
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Fin da bambina sognavo di visitare Samarcanda, con in testa la canzone d Branduardi; me la immaginavo un luogo antico da mille e una notte, pieno di Bazar e viuzze sabbiose tra basse case di argilla; popolato da bellissime donne coperte di scialli colorati e uomini col turbante.
La mia immaginazione infantile si è scontrata con la Samarcanda odierna; cresciuta con l’arrivo dei russi e poi sovietici, riempita di casermoni fatiscenti e anonimi che imperano nella periferia. Nella zone centrale sulle vie larghe e ben curate si affacciano numerosi negozi e boutique, allineati in edifici alti non più di tre piani e decisamente più curati rispetto a quelli periferici. Certo non è stato un piacere vedere i nomi di brand occidentali riempire i muri della città.
Quello che si può definire centro storico, parte dal Mausoleo Gur Emir e si estende in salita fino a davanti la Registon Square. Lì ho ritrovato la Samarcanda più intima con le basse case bianche ricoperte qua e là da buganvillee in fiore e vecchi all’ombra del sicomoro intenti a giocare a carte, interrotti spesso dal vociare di bande di ragazzini in corsa.
L’unico Bazar visitato, quello di Siab vicino alla Moschea Bibi-Khanym, non era così grande, caotico e colorato come me lo aspettavo, sarà forse perché le orde di turisti in visita hanno reso la vicina area più asettica; vista la concentrazione di monumenti storici.
I momenti più magici sono stati due: la salita alle 5.00 della mattina sul Minareto chiuso al pubblico dell‘Ulugbek Madras, baciata in viso dal sole sorgente all’apice di quel mondo antico; e l’essere lentamente avvolta dalle ombre della sera in solitudine, le stesse che si distendevano lentamente a Shah-i-Zindah, trasformando il turchese delle cupole dei splendidi mausolei in blu notte, interrotto dai lumi arancioni delle finestre ogivate.