Uzbekistan

Tashkent, la capitale dell’Uzbekistan. Impressioni e cenni storici

Tashkent, la capitale dell’Uzbekistan. Impressioni e cenni storici

Giunta a Tashkent dopo una notte di treno dalla città kazaka di Shimkent, entro nella capitale in taxi dalla periferia settentrionale, su larghe strade ben asfaltate che tagliano quartieri puliti da cui svettano i soliti casermoni in stile comunista e verdi parchi con le loro gremite attrazioni.

Il tassista ci lascia presso il nostro ostello per hippy dove veniamo accolti da un gentilissimo ragazzo uzbeko che ci riempie di utili informazioni su cosa fare e vedere. Io e la mia amica abbiamo appuntamento con una ragazza tedesca che insegna come volontaria presso la locale Università di lingue e che vive qui da circa sei mesi.

Biblioteca nazionale
Biblioteca nazionale

Comprato il biglietto per Samarcanda dopo una lunga coda alla stazione, ci incontriamo con la nostra guida che subito ci conduce per le maggiori attrazioni della città. Vengo colpita dall’architettura della metropolitana; non è possibile fare foto, purtroppo, e la polizia è onnipresente sulle affollate piattaforme. Ogni fermata ha un non so che di affascinante e decadente retrò, con le piastrelle in prevalenza turchine e bianche segnate dal tempo, gli enormi lampadari fiorati di vetro che scendono dall’umido soffitto; tutto ricorda la costruzione sicuramente sovietica, ma mantiene uno stile proprio della regione.

Il centro è più tranquillo rispetto ad Almaty; il regime ha conservato la città dalla globalizzazione feroce toccata invece alla ex capitale kazaka. Non incontro, con gioia, alcun fast food; solo supermercati di genere alimentari, alcuni negozi di abbigliamento e altri prodotti, piccoli ristoranti o taverne, dopo la gente è seduta ai tavoli per consumare con chiacchiere il chai nazionale.

Alla retorica del regime sovietico, si è alternato quello uzbeko; i palazzi più antichi restano comunque in buone condizioni e la massiccia presenza del verde di rigogliosi alberi ai lati delle strade, di curate aiuole e parchi, distoglie lo sguardo dalle crepe del tempo. I palazzi del potere più moderno sono accomunati da spesse pareti d’un bianco splendente con richiami all’architettura islamica ed elementi decorativi tipici dell’Asia centrale che riprendono i colori delle antiche Madras.

La capitale by night

La sera nella capitale non si trovano molte attrazioni, se non qualche cinema. I ristoranti si affollano e le taverne si trasformano in bar dove i locali si siedono a bere. Non vedo donne tra di loro, se non alcune russe di mezza età evidentemente brille. Anche noi ci sediamo ad uno dei tavoli e ordiniamo una birra non filtrata. Come in Kazakhstan, la birra locale viene lavorata artigianalmente e risulta essere molto più gustosa rispetto alle nostre industriali.

Negozio di abbigliamento
Negozio di abbigliamento

Chiedo all’insegnante tedesca come è la vita qui, se si avverte il regime del governo. “Come vedi non c’è molto divertimento per i giovani, ma ci si fa l’abitudine. Il regime? Finora non ho avuto nessun problema; il più è evitare la polizia che è corrotta e può cercare l’opportunità di farti multe se vai in giro senza passaporto.” “Come ad Almaty.” replico io “E all’Università?” “Non siamo controllati; sono libera di tenere lezione sugli argomenti che voglio. Come me, lo stesso vale per gli altri insegnanti stranieri che lavorano qui fissi.”

Torniamo in ostello presto e per farlo fermiamo una macchina che ci serva da taxi. Come in Kazakhstan, qui è d’usanza fermare per strada qualsiasi automobile e chiedere un passaggio verso la destinazione voluta per poco più di un euro. Qui si ferma una mercedes guidata da un giovane sui trent’anni. Saliamo e gli diamo l’indirizzo. Lui non lo conosce e chiama al telefono qualcuno per farsi dare indicazioni, grazie alla quali ci ritroviamo davanti all’ostello. “Quanto ti dobbiamo?” chiedo in russo. “Niente, volevo solo darvi una mano. Buona fortuna ragazze.” Ospitalità uzbeka: davvero squisita!

Accenni storici

Le prime informazioni che abbiamo sulla capitale uzbeka risalgono al II secolo a.C.  dai registri cinesi che la indicano come oasi a Occidente, chiamata Yuni o Shi. Da fonti arabe invece era chiamata Shash.

Tashkent era uno dei punti nodali della Via della Seta, come testimoniano gli scavi archeologici a Shashtepa, nella parte meridionale dell’odierna città, dove si sono ritrovate le antiche mura e basamenti di mattoni di fango. La piazza antica della città, Chorsu, risale al IX secolo.

Nel X secolo la regione viene conquistata dalle tribù turche, che battezzano la città Shashkent, la città di pietra (il nome Tashkent viene secoli dopo dalla fonologia russa). Come il resto del paese, anche Tashkent cade nelemani di Gengis Khan nel 1219, il quale massacra la popolazione. Sotto la dinastia di Tamerlano e dei Schaybanidi, la città riprende a fiorire come centro scolastico e commerciale.

Il nostro magico ostello
Il nostro magico ostello

All’inizio del XIX secolo, Tashkent è sotto il khanato di Kokand, fino al 1865; quando la città viene conquistata dalle truppe russe. Durante il periodo comunista, diventa nel 1918 capitale della Repubblica sociale sovietica autonoma del Turkestan e cresce la sua economia in campo manifatturiero. Negli anni viene qui sviluppato un centro ingegneristico all’avanguardia. Nel 1991, con la caduta dell’URSS, diventa capitale della nazione.

Per ulteriori informazioni su come viaggiare da Shimkent a Tashkent, leggi qui.

Fonte

Foto di Eva Zalesakova

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