Il Forte d’oro di Jaisalmer e i Templi giainisti
Il Forte d’oro di Jaisalmer e i Templi giainisti
Nonostante il caldo di fine marzo, usciamo in esplorazione del Forte decidendo di non seguire nessuna mappa. Le stradine lastricate di pietra sono linde e affollate di passeri che volano cinguettando da un negozio di artigianato all’altro. Piccoli templi si affacciano su strette piazze, dove al termine di alti gradini le divinità impersonate da bambole voodoo ricoperte di fiori e rossi marchi ti osservano con occhi spettrali; accanto si aprono cortili dove in aperte stalle denutrite mucche si riposano.
Marco non resiste e si compra un turbante arancione sistematogli in testa dal gentile venditore; saltella così gioioso con i suoi bassi pantaloni rajasthani verso di noi. Difficile resistere all’impulso di comprare quelle raffinate borse o voluminosi quaderni di pelle esposti, lunghi scialli variopinti tra effluvi di incenso o fragranze di spezie e frutta; mentre i locali ti invitano a entrare nelle loro botteghe.
I sette templi giainisti
Cercando di risparmiare, arriviamo al nostro primo tempio giainista, Parshvanath Mandir, uno dei più estesi e antichi (XI secolo d. C.). Le informazioni che trovo non sono molte, ma la religione è decisamente particolare. Le divinità non sono trascendenti, ma parte del mondo costituito da cinque elementi: il vivente e il non vivente (materia, spazio, movimento e riposo). Come il buddismo, i monaci praticano la meditazione per giungere l’illuminazione e separarsi dal corpo, composto da più parti incluso il corpo karmico, giungendo nel Terzo Mondo dove regna la Purezza.
Le statue interne al Tempio non raffigurano Buddha, ma i Tirthamkara, profeti che indicano la via per l’illuminazione, scolpiti in lucente marmo bianco nella posizione del fiore del loto e con uno sguardo che strega il passante.
Il Parshvanath Mandir, dedicato al 23esimo Tirthamkara, il profeta Parshvanath, è uno dei templi dalla base più estesa. Sormontato da numerose cupole chiamate sikhara (“picco montuoso”) che decrescono verso l’alto in quadrati di minor perimetro conferendo uno slancio ascensionale all’edificio.
Dalla piattaforma dove è collocato il tempio (jagati), le mura presentano orizzontali linee sbalzate con rientranze che si ripetono anche all’interno. Lo stile dell’architettura è chiamato Dilwara, tipico del periodo medioevale. Una serie di cortili porta alle stanze interne dove sono allineati candidi Tirthankara di diverse dimensioni, tutte in posizione di fiore di loto.
La maggiore bellezza del tempio è la complessità delle sculture presenti sulle numerose colonne che formano porticati aperti: statue di sinuose ragazze, le apsaras, emergono da altorilievi fitoformi che circondano intere colonne, ghirlande di fiori ad arco acuto collegano colonne poste all’ingresso delle camere interne, una delle quali presenta una cupola decorata da statue di sensuali ragazze danzanti.
I templi giainisti costruiti con pietra arenaria gialla tipica della città sono sette e sono collegati da intricati corridoi che cerchiamo di percorrere, trovando sui muri alcuni riferimenti religiosi tra statue e altorilievi. Continuando nell’esplorazione arriviamo al più piccolo Tempio Chandraprabhu, dedicato all’ottavo omonimo Tithankara, costruito nel XV secolo. L’architettura esterna riprende quella del tempio descritto sopra, ma le sikhara sono di dimensioni ridotte.
L’interno è raccolto intorno a una stanza sferica abbellita da un colonnato connesso da ghirlande a forma di arco acuto. Dalla cupola decorata da geometrici sbalzi e un rosone centrale emergono statue di giovani apsaras dalle forme sinuose in coppia. Oltre, nella piccola stanza del culto riservata ai monaci, emerge lo sguardo stregato del candido Tithankara in meditazione.
Sulla destra appare il piccolo tempio Rishabdev, dedicato all’omonimo 24esimo Tithankara, costruito nel XVI secolo. L’architettura è sempre in stile dilwara come quella degli altri templi, con splendide statue di apsaras e divinità protette da teche di vetro.
Alla ricerca degli altri templi
Dietro al tempio di Chandraprabhu, sono situati il gruppo di templi Parsvanath, Shitavath e Kuntanhat. Il primo è collegato al secondo da un portale a Sud. Il tempio di Shitavath, decimo dei Tithankara, dedica la statua al suo profeta ricoperta da otto lastre d’oro. Il Tempio di Khuntanat è più esteso, presenta numerose statue di Tithankara in color sabbia posizionate sotto baldacchini di pietra arenaria decorate da curve ghirlande. Costruito nel XII secolo a modello del tempio Hastinapur, luogo natale del dodicesimo profeta.
Vicino si trova anche l’ultimo tempio, dedicato a Shantinath, costruito nel 1532. All’interno si trovano le 24 statue dedicate ai Tithankara.
Salendo al di fuori sopra le mura diroccate, ammiro il tetto di uno dei templi costruito con gradini decrescenti a forma piramidale; tornito agli angoli da mostri sacri simili ai gargolle francesi. Non è facile distinguere un tempio dall’altro e nella memoria i ricordi tendono a sovrapporsi, vista la somiglianza nello stile e nei contenuti.
Consigli: l’orario per visitare i templi è ristretto da 12:00 alle 13:00!
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